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Il bibliotecario di Marx
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Siamo a Londra, alla fine del 1857: nebbia, fango e cantieri rumorosi. Ma c’è un luogo, inaugurato da poco, che è, invece, un’oasi di tranquillità, di efficienza organizzativa e di bellezza: è la grande Sala Lettura del British Museum, un edificio circolare che non ha niente da invidiare alle più imponenti architetture del passato. Nella biblioteca lavora già da alcuni anni un giovane italiano, Orazio Torriani, fuggito in Inghilterra dopo la fine della Repubblica Romana. Ha 28 anni, frequenta gli ambienti mazziniani ed è un appassionato di libri rari e di architettura. A lui, il potente Direttore, Sir Anthony Panizzi, un altro esule italiano, affiderà un incarico particolare: collaborare con uno studioso tedesco che deve portare a termine un trattato di Economia. Quello studioso è Karl Heinrich Marx. Si frequenteranno per quasi cinque mesi, lavorando assiduamente tra i banchi del British Museum e il salotto di casa Marx, al n.9 di Grafton Terrace. Tra i due nascerà un sodalizio, non solo intellettuale e politico ma anche umano. Infatti, nei loro dialoghi durante le lunghe passeggiate tra gli alberi di Primrose Hill, gli stagni di Hampstead Heath e le chiuse del Regent’s Canal affronteranno vari argomenti: matematica, letteratura, ruolo del lavoro intellettuale e innovazione tecnologica. Ma soprattutto discuteranno di Partito e Rivoluzione. Con una puntualizzazione che Marx non mancherà di fare al suo amico bibliotecario: «Il comunismo non è un’utopia, un modello ideale cui fare aderire la realtà. Il movimento verso una nuova organizzazione sociale: ecco il significato della parola comunismo. Un materialista non rincorre i propri desideri ma si occupa del processo materiale del divenire dentro questa società, già nel presente.» La storia di questo periodo straordinario, in cui si intrecciarono indissolubilmente le vicende private con le battaglie collettive, è narrata dal Torriani quando, ormai cinquantenne, decide di consegnare alla giovane nipote il Diario di quei giorni. È il suo personalissimo testamento politico, il passaggio di consegne ad una nuova generazione di rivoluzionari italiani.