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I SEGUACI DELLA VIA. Dal Vaticano al Laterano
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Si tratta di uno studio sovversivo dedicato alla totale e nuova interpretazione dei principali decori musivi imperiali ed ecclesiastici di Roma costantiniana, costantinide, teodosiana, teodoside e valentiniana. Partendo da un riesame del concetto di traditio legis alla luce dell’esegesi patristica se n’è tentata una ricostruzione del senso autentico e del valore intrinseco che esula totalmente dall’idea di mandato e che si dimostra un tema totalmente biblico e non abiblico, al pari della sua fortuna iconografica. Partendo da questa analisi ho ricostituito il programma musivo dell’abside e degli archi absidali e maggiori del Vaticano. Ho poi indicato tutti i miei dubbi sulla visione costanti-nana dell’Ostiense, ed ho proceduto ha una totalizzante rivisitazione del ciclo musivo dell’Ostiense, ivi compreso quello della nave e ricostruendo l’ordito iconografico originale onoriano, alterato dai successivi interventi placidiani e poi simmachiani. Naturalmente, ho posto l’accento sulla evidente superiorità iconografica paolina rispetto a quella petrina che deve, quest’ultima, la sua fortuna al genio di Damaso. Ho quindi rimesso al centro dell’attenzione i programmi decorativi del Laterano in parallelo con quelli di Montecassino, nonché di Hierusalem (come anche delle sue origini), al pari gli altri di s. Pietro in Vincoli e della basilica Apostolorum sulla via Appia. Ho ripreso una totale revisione del significato del mosaico di s. Pudenziana e dell’abside sistina di s. Maria Maggiore. Ho espresso di conseguenza una nuova definizione della capsella di Samagher precisandone la datazione. Su tutti questi argomenti mi sono basato principalmente sull’analisi delle iscrizioni dedicatorie superstiti. Mi sono, infine, dedicato a ridefinire le origini di centri di culto come s. Anastasia al Palatino e s. Agata dei Goti, pervenendo a distinguere quel che fu l’approccio imperiale al decoro dei cicli nominati rispetto a quello ecclesiale. Ho anche proposto di scartare totalmente la tesi che le testimonianze sopravvissute e relative ai decori delle navi del Vaticano e dell’Ostiense possano essere considerati paleocristiani, una tesi dogmatica senza alcun fondamento, bensì quanto meno tardo carolingi. Per concludere, mi sono permesso delle riflessioni sul decoro della cupola della Santa Sofia come di una possibile conoscenza diretta da parte di Tacito del testo dell’Apocalisse. Il risultato finale è che i temi apocalittici e altri tratti dal Psalterio siano da ritenere le fondamenta autentiche dell’arte paleocristiana e che tutto fu quasi immediatamente deciso sul piano iconografico all’epoca di Costantino prima e di Damaso poi, in specie per quanto concerne la nascita del tema del cosiddetto ‘trono vuoto’.