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Dell'amicizia
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Cicerone, romanus e homo novus, filosofo eclettico e uomo politico, nel suo Laelius de amicitia, sviluppa la tesi secondo cui non può esistere un'amicizia autentica se non tra i boni viri, ossia quelle persone di alta statura morale e di esemplare onestà. Era l'estate del 44 a.C. e l'Arpinate si preparava all'estrema difesa della Res publica minacciata dalla sete di potere dei due eredi di Cesare, Marco Antonio e Ottaviano. Isolato, ma ancora combattivo, ha come unico sostegno l'amico di una vita, Tito Pomponio Attico, al quale dedica l'operetta. Col De amicitia - qui riprodotto in un prezioso e raro volgarizzamento del XIV secolo, edito nel 1809 da Luigi Clasio per i tipi dell'Accademia della Crusca - Cicerone invita a riscoprire la bellezza di un'amicizia non utilitaristica, un solem che illumina la vita anche nei mala tempora.