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L'uva d'oro
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La vicenda raccontata è ambientata a Roverchiara, un paese che sorge alla destra dell’Adige, che ne delimita il confine orientale, e attraversato dal Bussè, piccolo fiume della Bassa veronese. Una sorta di ginepraio dei sentimenti è la vicenda umana che si svolge nel tremendo frangente storico seguito all’8 settembre 1943. Qui, il mondo contadino sonnolento e, per certi versi, ancestrale si svolge la giovinezza di Vanda, che si intreccia con l’autoritaria e ferrea zia Pina, dei suoi cognati Ruggero ed Ermellina, dell’anziano soldato Ettore e sua moglie Emilia e dell’acuto Don Belorio. In tale contesto piccolo piccolo piomba, improvvisamente, la grande storia: la casa di Vanda viene parzialmente occupata dai soldati nazisti, in forza all’appena nata Repubblica Sociale di Mussolini, mentre due partigiani della brigata Stella Rossa trovano rifugio nella sperduta località veneta grazie alla complicità del parroco della sua perpetua e dell’astuta suor Angelica. A complicare le cose, infine, è la comparsa del giovane ceco-polacco Karol, con le sue braccia lunghe, lo sguardo penetrante, la voce suadente e i modi garbati, un soldato tedesco che sconvolgerà il cuore e la vita di Vanda, per sempre. Siamo di fronte a un coinvolgente romanzo della memoria tutto da gustare, pagina dopo pagina, come i chicchi dell’uva dorata del titolo. (dalla prefazione di Carmine Mastroianni)